Proposte Cisl per una nuova stagione di cambiamento partecipato.
La parola “crisi” ha dominato il 2020. I pesanti effetti sociali ed economici della pandemia hanno prodotto una netta discontinuità, chiamando le istituzioni a un inedito sforzo di integrazione.
Il Next Generation EU rappresenta lo sforzo più rilevante dell’Unione Europea per fronteggiare la crisi economica e sociale provocata dalla pandemia.
Si parte da una griglia europea che ci indica tre direttrici fondamentali su cui orientare gli obiettivi: sostenibilità ambientale, innovazione tecnologica, inclusione sociale. A partire da queste tre dimensioni, bisogna costruire un nuovo e moderno Patto Sociale, sul quale dovranno determinarsi le dinamiche della crescita e dello sviluppo, del lavoro e inclusione sociale nei prossimi anni.
Per molto tempo non ci sarà data una seconda opportunità.
Il coinvolgimento delle Parti sociali nei processi decisionali è indispensabile. Il Governo deve aprire un cantiere riformatore condiviso con il mondo del lavoro e dell’impresa, per dare equità, stabilità e consenso a un percorso che non deve escludere nessuno.
E’ in tale spirito che la Cisl propone il presente documento articolato in 10 azioni strategiche:
1. Ripartire dalle fondamenta: lavoro, istruzione e formazione – Le trasformazioni in atto impongono l’evoluzione del nostro sistema di protezione e promozione del lavoro. La chiave sta in una riforma delle politiche attive, ben saldate ad ammortizzatori sociali rinnovati, semplificati, mutualistici, universali. È poi necessario innovare il nostro modello formativo, con una riforma che abbracci tutta la filiera della formazione, dalla scuola, all’università, alla riqualificazione professionale. È fondamentale integrare le attività dei Centri per l’Impiego con cambiamenti strutturali e di governance, migliorare il funzionamento della cassa integrazione, sostenere i percorsi di transizione per i disoccupati, potenziare i contratti di solidarietà, incentivare i programmi di riduzione dell’orario di lavoro a parità di salario attraverso l’ausilio del Fondo SURE e del Fondo Nuove Competenze.
Vanno incrementati gli investimenti in istruzione e formazione per colmare il gap con l’Europa in termini di spesa, competenze, e numero di laureati e favorire un’istruzione che fornisca competenze trasversali. Serve una strategia per il potenziamento delle competenze digitali che coinvolga scuole, università, imprese e pubblica amministrazione con meccanismi di apprendimento continuo e permanente. Occorre armarsi di un Piano Nazionale per le Competenze, che avvicini tutti gli attori istituzionali, sociali e contrattuali e istituisca forme di sostegno al reddito condizionate a un nuovo diritto/dovere soggettivo alla formazione.
2. Salute e politiche sociali come piattaforme di crescita socio e conomica– È necessario aumentare i fondi destinati alla sanità, e gli investimenti in tecnologie sanitarie, digitali e di Telemedicina; potenziare l’organico assumendo nuovi operatori e stabilizzando il precariato; potenziare la rete di professionisti che si occupano della prevenzione e delle cure primarie sul territorio; investire nell’adeguamento delle competenze all’uso dei nuovi dispositivi tecnologici da parte di operatori, clinici e manager della sanità.
Serve una svolta sullo stato sociale e sulla non autosufficienza. Un’accelerazione sulla reale universalità dei servizi essenziali e l’esigibilità dei diritti di cittadinanza. Bisogna aumentare gli assegni pensionistici e riconoscere maggiore flessibilità in uscita dal mercato del lavoro. Va potenziata la presa in carico da parte del sistema sociale di prossimità e messe in campo risposte strutturali di sostegno al reddito e conciliazione per le famiglie numerose con pesanti carichi di cura. Si deve meglio stimolare e promuovere una terza età attiva e generativa, rivalutare i trattamenti delle pensioni, rafforzare la quattordicesima mensilità per le realtà più deboli e valorizzare la contrattazione sociale. Fondamentale incrementare il supporto alle disabilità e alla non autosufficienza, con una nuova legge quadro.
3. A tutta velocità: industria e nuove infrastrutture – Vanno sbloccate e portate a termine le reti di trasporto strategiche incompiute; investire in infrastrutture al Sud per spezzare l’isolamento di alcune aree e fasce di popolazione; ammodernare e rendere più efficienti le strutture: la vita utile di molte infrastrutture è al limite, perciò l’investimento in efficienza, considerata la transizione verso una logistica a basso impatto ambientale, può avere un impatto economico significativo; predisporre un piano intermodale nazionale per la logistica merci, con focus sull’ammodernamento dei porti e sull’espansione della rete ferroviaria per il trasporto merci; sostenere e accelerare il processo di trasformazione strutturale del Paese in chiave digitale, per recuperare il ritardo accumulato negli anni e colmare il gap con L’Europa; garantire pari condizioni di connettività su tutto il territorio nazionale, incrementando e ottimizzando gli investimenti in infrastrutture e superando l’inefficiente duplicazione della rete di nuova generazione.
L’Italia è la seconda potenza industriale d’Europa. Piazzamento che va preservato, con una politica industriale che difenda e rilanci gli asset strategici della manifattura, a partire dall’acciaio e dall’automotive, della chimica e dal tessile, dall’agroalimentare all’elettronica e l’informatica, fino all’artigianato e al turismo, che ha subito in questo anno il tracollo più grave di sempre. Verso questi comparti c’è da rafforzare la struttura istituzionale chiamata a rispondere alle crisi aziendali, da potenziare ristori, da rinvigorire una fiscalità di sviluppo accessibile alle Pmi.
4. Al passo con il futuro: l’importanza dell’innovazione – C’è da incrementare la spesa pubblica in ricerca e sviluppo, sia di base che applicata, con nuovi grandi progetti di rilevanza scientifica, aumentando retribuzione e numero di borse di ricerca; incentivare gli investimenti privati, estendendo il piano “Industria 4.0”, in particolare nei settori ICT, Health e Aerospace, in cui i Paesi UE sono ancora indietro rispetto a USA e Cina.
5. Il domani è verde: la transizione alla Green Economy – Vanno supportati modelli di business sostenibili e circolari, e sostenuta la creazione di nuovi posti di lavoro in ambito green, con incentivi alle aziende e investimenti pubblici; occorre disincentivare l’utilizzo di combustibili fossili con riduzione dei sussidi e introduzione del carbon pricing (imposta sulle emissioni di CO2) e adeguare le norme relative al trattamento di rifiuti e scarti; incentivare il rinnovo di trasporti pubblici e privati con quelli a basso impatto ambientale, primariamente elettrico e ibrido; investire in ricerca e sviluppo per abbattere limiti e costi della transizione.
6. Nord e Sud: colmare il divario – È prioritario contrastare il gap occupazionale tramite sgravi contributivi per le imprese che assumono stabilmente e fanno formazione, riattivare la mobilità sociale, contrastare la “trappola” della povertà educativa minorile, promuovendo l’educazione alla legalità e alla coscienza civile, e investendo nella scuola come luogo di emancipazione personale, aggregazione sociale e presidio di cittadinanza; sbloccare i cantieri fermi e accelerare il completamento delle opere pubbliche: secondo gli ultimi dati disponibili, tra le 610 opere pubbliche incomplete e di competenza delle Regioni, il 70% si trova al Sud; pianificare e incentivare politiche a favore del South-Working e del South-Learning.
7. Pari opportunità: premiamo il merito, non il genere – Dobbiamo disegnare una strategia più ampia e con visione di lungo periodo volta a colmare il divario occupazionale e salariale, che premi il merito indipendentemente dal genere e poi rinforzare i servizi all’infanzia; favorire ed incoraggiare il welfare contrattuale volto alla conciliazione vita-lavoro; promuovere un cambiamento culturale che ridefinisca il ruolo della donna.
8. Pubblica Amministrazione: meno burocrazia, più investimenti ed efficienza – Bisogna alleggerire la normativa vigente e le procedure burocratiche; digitalizzare le infrastrutture, investendo in formazione digitale per i lavoratori pubblici; riconsiderare le modalità di lavoro della PA sulla base di un modello agile contrattato; incentivare la produttività valorizzando la contrattazione nazionale decentrata e legando meglio le retribuzioni alla performance; implementare meccanismi obbligatori di rotazione dirigenziale; ampliare gli ambiti di applicabilità di autocertificazione e meccanismi di silenzio-assenso in tempi garantiti; investire in tecnologie Cloud e sicurezza informatica.
9. Giovani e futuro: un nuovo patto generazionale per garantire equità e solidarietà – Va sbloccato l’ascensore sociale, che in Italia porta tra l’altro migliaia di cervelli ad emigrare, migliorando le possibilità di accesso al mondo del lavoro tramite ulteriori de-contribuzioni e nuovi meccanismi di apprendistato. Occorre aumentare progressivamente le aliquote dell’imposta sulle successioni e donazioni; finanziare e incentivare l’accesso all’educazione terziaria e le attività imprenditoriali degli under 30; aumentare la partecipazione dei giovani nelle decisioni governative tramite il finanziamento di agenzie indipendenti e riconosciute.
10. Smart working: il futuro del lavoro è agile – Occorre riconsegnare la materia al libero e autonomo esercizio contrattuale, innescare una rivoluzione della cultura aziendale sulla base di un nuovo sistema valoriale fondato su tre principi: auto-gestione, integrità, e proposito evolutivo; supportare l’intera popolazione aziendale con hardware, software e training in soft skill; accompagnare e facilitare la transizione al lavoro agile con una nuova regolamentazione e nuove modalità contrattuali: la normalizzazione dello smart-working dovrà passare per la comunione tra parti sociali, aziende, e istituzioni, che dovranno definire in concerto la declinazione più corretta e appropriata per le diverse realtà produttive.