SERVE UN PATTO PER LA SALUTE E SICUREZZA SUL LAVORO

Cgil, Cisl e Uil di Sondrio mercoledì 26 maggio lo chiederanno con un presidio che si terrà, dalle 11.30 alle 12.30, davanti alla Prefettura. In quest’occasione una delegazione incontrerà il Prefetto di Sondrio S.E. Salvatore Rosario Pasquariello per illustrare la situazione e le preoccupazioni delle organizzazioni sindacali. «È indispensabile l’elaborazione di una strategia nazionale su salute e sicurezza nei luoghi di lavoro, che deve essere finanziata anche con il Pnrr e il Fondo di coesione e finalizzata a ottenere piene garanzie di salute e sicurezza, regolarità contrattuale e legalità», spiegano oggi i segretari generali Guglielmo Zamboni (Cgil), Davide Fumagalli (Cisl) e Vittorio Giumelli (Uil) nel corso di una giornata dedicata alle assemblee con i lavoratori. La data di oggi non è casuale: proprio il 20 maggio del 1970 fu approvata la legge 300, nota come Statuto dei lavoratori. Cgil, Cisl e Uil hanno quindi deciso di fare partire oggi una settimana di mobilitazione dedicata a questa tematica. Questo argomento impone riflessioni e azioni urgenti sia sulla base di quanto avvenuto negli ultimi mesi nel Paese, sia per i dati emersi a livello locale.

Le proposte delle organizzazioni sindacali

In Lombardia i morti sul lavoro da inizio anno sono 27. Si aggiungono alle vittime nelle altre province italiane, ad ora già salite ad una cifra spaventosa: 185. «Come organizzazioni sindacali consideriamo la sicurezza un diritto fondamentale e pretendiamo si faccia il necessario per garantire un lavoro sano e sicuro, chiediamo investimenti da parte delle aziende nella cultura della sicurezza e nella prevenzione di cui oggi tanto si parla, ma con insufficiente impegno per attuarle nell’organizzazione del lavoro», proseguono i segretari generali delle organizzazioni valtellinesi. La sicurezza non si fa solo a parole. «Regione Lombardia deve restituire operatività ai Servizi di prevenzione negli ambienti di lavoro cui spetta la vigilanza sul rispetto delle norme e la prevenzione, rafforzando il personale dedicato ai controlli nelle aziende. Occorre un impegno comune sulla formazione continua e adeguata ai cicli produttivi». I sindacati si rivolgono anche agli imprenditori. «Occorre collaborare e fare sistema per garantire un lavoro sano e sicuro ed investimenti nella cultura della sicurezza e nella prevenzione di cui oggi tanto si parla, ma non ancora con il necessario impegno ed efficacia per attuarle nell’organizzazione del lavoro».

A livello nazionale le organizzazioni sindacali hanno realizzato un documento che definisce le priorità. Azioni centrali anche per la provincia di Sondrio, chiamata ad affrontare questa sfida insieme a quella per la sostenibilità. «Occorre un piano straordinario per la formazione dei giovani, che riteniamo indispensabile anche in considerazione del fatto che la precarietà, tanto diffusa anche in Valtellina e Valchiavenna, è in contrasto con l’educazione alla sicurezza – aggiungono i segretari generali -. L’attenzione nei confronti di questa tematica deve cominciare a essere messa al centro dell’attenzione dei ragazzi fra i banchi di scuola». Sempre più spesso osserviamo le richieste di non applicare il codice degli appalti, che secondo noi è imprescindibile garanzia di legalità. «È inoltre cruciale rafforzare il sistema di controlli, con un adeguato numero di ispettori, anche in considerazione dell’aumento del lavoro in edilizia che sarà determinato dal superbonus 110% e dal Pnrr. Crediamo che sia necessario valorizzare ulteriormente il ruolo dei rappresentanti dei lavoratori per la sicurezza attivi nelle aziende e sul territorio». Da alcuni anni il sindacato promuove la creazione di un sistema che escluda dagli appalti le aziende che hanno commesso gravi irregolarità, premiando quelle virtuose. «La cosiddetta “patente a punti” per le imprese eviterebbe la concorrenza sleale che colpisce le ditte che rispettano le regole», sottolineano i segretari generali Zamboni, Fumagalli e Giumelli.

La situazione della provincia di Sondrio

Anche i numeri relativi a Valtellina e Valchiavenna sono poco confortanti. Dal 2019 al 2020, l’anno della prima emergenza coronavirus, le denunce all’Inail sono aumentate, passando da 2323 a 2466, nonostante un netto calo delle ore lavorate. Il dato complessivo riferito al primo trimestre di quest’anno è di 488 denunce di infortuni. C’è stata una diminuzione di 42 casi, visto che nel 2020 se ne erano registrati 530. Il calo, di fatto, è ancora più consistente se consideriamo che nel primo trimestre 2021 sono comprese 158 denunce di infortuni da Covid-19 che non erano presenti nel dato riferito al primo trimestre 2020. In pratica, se escludiamo le denunce di infortuni da Covid-19, il dato attuale si assesta su 330. È al di sotto dei due terzi del dato riferito al primo trimestre 2020. Siamo dunque in presenza di una forte diminuzione, ma non è un numero confortante. È infatti facilmente collegabile alla consistente contrazione del lavoro determinata, anche nella nostra provincia, dalla pandemia in corso. Non siamo di fronte, quindi, a numeri incoraggianti. In provincia di Sondrio nel 2020 e nei primi tre mesi del 2021 si sono registrate 1073 denunce di infortunio sul lavoro da Covid-19. In 824 casi si tratta di donne, in 249 di uomini. Per quanto riguarda le classi di età, 148 lavoratori hanno meno di 34 anni, 368 tra i 35 e i 49 anni, 544 tra i 50 e i 64 e 13 più di 64 anni. Ma in tempi di pandemia l’analisi del sindacato è ancora più articolata. Le 158 denunce legate al coronavirus del primo trimestre 2021 sono in larga parte concentrate nel mese di gennaio, con 97 casi, mentre in febbraio e marzo i numeri diminuiscono considerevolmente: 28 a febbraio e 33 a marzo. Questo significa che i vaccini funzionano anche per fermare i contagi sui luoghi di lavoro.

LE SEGRETERIE TERRITORIALI

CGIL – CISL – UIL

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